sabato 15 gennaio 2011

LJUBLJANA E ZAGREB

I tram di Zagreb in notturna



Le guglie di Zagreb all'imbrunire


I lampioni a gas di Zagreb


La tranquilla piazzetta del nostro ultimo caffè


Il cielo sopra Zagreb


La chiesa di San Marco dal tetto bizzarro

Una veduta di Zagreb dall'alto


Le pannocchie, "street food" tipico
in una via di Zagreb


Una affascinante dimora per le vie di Zagreb

Piazza Trg bana


E da qui comincia Ljubljana.......


Tavolini all'aperto lungo il fiume


Una via che porta fuori città


Il lungo fiume e la chiatta


Panchine pubbliche del centro di Ljubljana


Una splendida insegna



Un piccolo pezzo del porticato di Plecnik


La chiesa che si affaccia sui ponti


Il mercatino delle pulci della domenica mattina

Macina caffè al mercatino di Ljubljana
Edifico di Ljubljana con tetto a bulbo


E' davvero vicino, l'Est Europa, oggi. Quello che fino a qualche anno fa, (per dire, quando ero piccola io che oggi ho trent'anni) era l'assoluto mistero, un luogo quasi leggendario e "temibile" in un certo senso. Oggi è lì, più bello che mai, a portata di viaggio.
Dietro la parola "est" o la frase "paesi dell'est", "Germania Est", c'era sempre l'oscuro. E quante volte mi sono chiesta dov'era esattamente questo "est".
Com'era possibile cioè, che dopo Trieste, dopo il Friuli, a non molti chilometri dalla nostra quotidianità, fosse già terra di segreti e misteri?
Eppure sapevo che per attraversare quel confine bisognava passare una "frontiera" -altra parola che da bambina non capivo- e avere con sè documenti e mille altre cose...Quindi realmente si perceviva una barriera, nemmeno tanto invisibile, che altro non causava se non fantasticherie a riguardo...Per me, insomma, le favole e le fiabe erano spesso ambientate laggiù.
Crescendo capisci meglio alcune cose, altre le studi a scuola e poi, a un certo punto, a forza di sapere "la verità" e come stanno "realmente" i fatti, perdi molto delle sensazioni e dei sogni di un tempo. La magia, il fascino e l'attrazione verso questi luoghi però non sono mai scomparsi, anzi.
Se dovessi dunque descrivere Ljubljana, nella sua parte storica, mi verrebbe in mente l'aggettivo e il colore "bianco". Forse per via di Plecnik e dei suoi candidi colonnati lungo la Ljubljanica, monumentali e imponenti certo, ma comunque utilizzati per il mercato del pesce, per locali e negozi. Fu proprio qui che la prima volta a Ljubljana, fresca di studi in storia dell'archittetura, mangiai un ottimo pesce fritto fissando il fiume scintillante e gli enormi salici chinati su di esseo, con i rami mollemente trascinati dalle acque.
Quanto è viva questa città lo si scopre presto. Piena di studenti provenienti da tutto il mondo, è essenzialmente una città giovane. Il fiume è costeggiato da tavolini, sedie, panche, cuscini appoggiati sulle balaustre...Tutto per viverlo intensamente, questo fiume, e a qualsiasi ora del giorno. Leggere in riva al fiume, sorseggiare un caffè o un cocktail, osservare semplicemente il passaggio sulle acque delle anatre e dei cigni.
Piacevole, soprattutto la domenica mattina, quando un mercatino di brocantes lungo la sponda rende tutto più magico e poetico (almeno per chi ama cose del genere), e sbirciando tra le mille e uno oggetti sulle bancarelle si trovano piccoli tesori da portare via. E da sottrarre al loro destino nomade e girovago, al fluire del tempo, dandogli finalmente una casa. La scatola di latta del "Kave", ora è nella mia cucina; una normale, vecchia scatola di latta per caffè, che però è così diversa dalle "nostre" con la sua fisionomia sconosciuta e bella.
Zagreb è circa a un'ora e mezza da Ljiubljana, quindi è impossibile possibile non andarci se vi prende una forte curiosità di vederla e sieta da quelle parti....
Arrivando in auto, la solita lunghissima (qui più che mai!) periferia. Non riesco a non guardare fuori dal finestrino e a non scrutare le migliaia di finestre dei palazzoni. Intuire la vita oltre quei vetri, immaginare storie e quotidianità sconosciute; è sempre stato un bel gioco per me.
I tram sfrecciano su migliaia di rotaie per il centro e davanti alla piazza centrale, Tgr bana. Le facciate degli edifici sembrano barocche, color sorbetto. Giallo banana, rosa fragola, verde pistacchio. Ma non sono stucchevoli e la loro bellezza è trasandata, vissuta. I migliaia di neon lampeggianti e un po' stridenti sono ciò resta al calar della sera, insieme ai fari degli autobus e alle vetrine dei caffè.
Ma c'è un qualcosa di estremamente piacevole nell'aria. Una vitalità e un'energia che non riesco a decifrare, ma che esiste e si fa sentire.
E poi si sale nella parte alta. Che stupore, davvero non immaginavo che una città potesse avere due volti così diversi. Sopra, sulla collina Gorjni Grad, è un altro mondo. C'è una scala, nemmeno molto grande, che si addentra in un parco e che porta alla stazioncina della funicolare. Peccato non averlo saputo, si sarebbe potuti salire così!
Ci si volta indietro e si vede tutta Zagreb dall'altro. La cosa più affascinante sono i tetti a bulbo dei grossi palazzi storici, che hanno un sapore del tutto particolare per noi. Sono tetti che evocano le città dell'est più profondo e che convivono con le guglie di campanili gotici.
Si fa qualche passo e poi la pace e la tranquillità, silenzio per le piazzette e per le vie. Porfido, edifici incantevoli e dai toni pastello. Nella piazza alta si respira un'aria antica. Sole poche persone che passeggiano, edifici molto belli e curati, sedi di varie ambasciate e uffici istituzionali, mi pare di capire. In centro della piazza, una chiesa dal tetto a colori. Come un ricchissimo ricamo su una stoffa, spiccano stemmi e decorazioni rosse, bianche e azzurre. Ogni tegola partecipa a comporre questi motivi e il tutto ha un'aria piuttosto fiabesca.
Qui, scopriamo esserci tutti i musei più belli della città. C'è quello del naif, un museo di arte contemporanea, e poi ce n'è uno davvero singolare: il museo dei cuori infranti!
Comincia a fare buio mentre siamo seduti in un caffè con i tavolini che danno su una piccola piazza un po' nascosta tra le case. Il Zagreb ci offre il suo commiato regalandoci ancora una piccola emozione: notiamo un uomo che passa ad accendere ogni lampione, uno a uno, con ritmo lento ma con fare sicuro. Sono fiammelle a gas...Non lo avevo mai visto fare e non avevo mai visto una città illuminata da lampioni simili.
Un ultimo sguardo al panorama dall'alto, aspettiamo che le guglie di una grande chiesa vengano illuminate e ce ne andiamo. Ci fermiamo ancora un momento a fotografare il passaggio dei tram sulle rotaie del centro; quasi sfiorano i venditori di pannocchie arrostite e di mazzi di fiori che, venuto il buio, accendono alcune lampade e continuano il loro lavoro.

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