sabato 10 luglio 2010

IL BAR CHE NON ESISTE PIU'...







Questo post ha un sapore un po' amaro, perchè è un post-nostalgia; ci sono momenti nella vita, per cui un luogo, un posto particolare, un angolo di mondo, diventa "nostro".
Per rendere meglio l'idea, un giorno di inizio primavera, una domenica mattina, un posto mi ha salvata e oggi quel posto non esiste più, ha semplicemente chiuso.
Ora, vorrei risparmiare a chi passa di qua il mio personalissimo punto di vista su cosa dovrebbe esserci e su cosa dovrebbe sparire, su come a volte non si capisce bene perchè, se qualcosa sa veramente di autentico, di vero, ma vero vero, poi la gente non lo capisce e se qualcosa invece è sfacciatamente artefatto la gente lo ama e ci va, e lo frequenta...Non lo so il perchè, ma spesso è andata e va così.
Oggi ripenso a quel caffè dell'Abbazia di Staffarda, e a come è stato importante per me; ma penso anche solo a com'era BELLO, all'atmosfera così.......così unica che si respirava lì, e non posso che essere un pochino triste.
Fatto sta che ha chiuso, e uno dice: ma che ne parlo a fare allora?
Diciamo che questo post vuole rendere omaggio a un modo di essere e di esistere, con la speranza che ci siano altri posti del genere (e ci sono, lo so); e poi vorrei anche ricordare quel Caffè, e fermare qualche immagine di quel che era qui, in questo blog.
Cos'era dunque il "Bar dell'Abbazia"? Era un locale inserito nel complesso di cascine intorno all'Abbazia di Staffarda.
Dentro piuttosto scuro, il pavimento in legno che scricchiolava, tavoloni in legno anche quelli, semplici e piuttosto spartani, ma tanto belli. Su un tavolo un po' più grande e rotondo, a differenza degli altri che erano rettangolari, una serie di depliant e di brochure sull'Abbazia e le iniziativa a essa legate. Poi opuscoli sulle Paste di Meliga, specialita del luogo. Gli scaffali erano composti da tante cassette per la frutta, di quelle di legno da me adorate, sovrapposte fino a formare una sorta di libreria. In ognuna di esse erano esposte per bene le confezioni dei gustosi biscotti sopracitati, e le bottiglie dell'ELISIR dell'Abbazia, altra preziosa specialità locale (purtroppo mai assaggiato, essendo che frequentavo il bar al mattino!).
Appesi di qua e di là e senza un'ordine preciso, mazzi di pannocchie legate con fili di rafia.
Poi il bancone del bar e, dietro il vetro, crostate, studel, i favolosi biscotti e semplici panini.
Fuori il dehor (la parte da me preferita) consisteva in sedie e tavolini pieghevoli, di quelli fatti con le asticelle di legno e con l'intelaiatura di ferro battuto. Disposti casualmente sul ciottolato di pietra, un po' instabili, e a fianco secchi e vasi ricolmi di piante semigrasse.
Di fronte al dehor l'antica struttura del mercato coperto in mattoni. Poco più in là, l'ingresso all'Abbazia e al suo Chiostro.
La squisita colazione a base di cappuccino e deliziose paste di meliga, in quella cornice un po' magica e surreale (capirete, un complesso simile, in aperta campagna, circondato dai prati e dai frutteti...) mi mancherà parecchio.
Lo conserverò nella memoria sapendo che ne esistano altri di posti così, capaci di trasmettere qualcosa di indefinibile, che va aldilà di tutto.
Capaci di lasciare un segno nel cuore di chi sa trovarlo.

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